Il Comune di Savignano sul Panaro ha una superficie di 25,38 Kmq ed una popolazione di circa 9100 abitanti. Il capoluogo è situato a 102 metri di altezza e il borgo medioevale a quasi 100 metri più in alto in posizione dominante. La natura del suolo argilloso e marmoso dà origine ad uno dei fenomeni più vistosi di tutto l’Appennino settentrionale, quello dei calanchi, pendii brulli che si presentano erosi in modo caratteristico, del tutto privi di vegetazione.
Sul digradare delle ultime alture appenniniche, nella pianura modenese, dove il Panaro fra ricchi frutteti e folti boschi esce dalla sua valle, sorge, su un colle verdeggiante, l’antico borgo di Savignano, uno dei centri medievali più suggestivi dell’Emilia-Romagna. Fanno corona al vecchio maniero dolci colline ricche di vigneti e di querce, irrepetibili nella loro bellezza quando i ciliegi si colorano di fiori bianchi e rosati. Terra di antiche tradizioni agricole, Savignano vanta prodotti di eccellenza: dalle ciliegie, alle susine, alle pere, fino ad una produzione vinicola famosa già nei primi secoli dell’anno mille come testimoniano le numerose richieste di vino “ bruschetto” di Savignano da parte di vescovi, abati, uomini d’ armi e della stessa Matilde di Canossa e come, nel tempo presente, testimoniano gli undici vini Doc del territorio. La spiccata vocazione agricola di Savignano si consolida nel fatto che il territorio comunale è compreso nei prestigiosi Consorzi per la tutela del Parmigiano Reggiano, del prosciutto di Modena e della ciliegia e susina tipica di Vignola. Ma non solo agricoltura: nella parte pianeggiante del paese hanno avuto un notevole impulso la piccola industria, l’artigianato e il terziario.
Savignano è un paese ricco di cultura e di storia. Famoso per i clamorosi ritrovamenti paleontologici ed archeologici che senza interruzione si succedono dalla seconda metà del XIX secolo ad oggi continuando a suscitare vasta eco ed un interesse sempre più vivo, Savignano vanta, fra i reperti più significativi, l’elefante di Savignano, un esemplare di femmina vissuto quasi due milioni di anni fa, la famosissima Venere attribuita dagli studiosi al paleolitico superiore (circa 30.000 anni fa) e uno dei reperti più belli del modenese: l’anfora attica a figure nere di Pontalto. Il territorio, attraversato dall’antica strada romana, oggi via Claudia, che ha sostituito una carovaniera preistorica, ha visto nei secoli la presenza della cultura neolitica, villanoviana, etrusca, celtica, romana e longobarda a testimonianza della salubrità e della prosperità di queste invidiabili terre particolarmente favorevoli alla presenza dell’uomo.
Grazie alle scoperte archeologiche e numismatiche di Arsenio Crespellani e successivamente di Benedetto Benedetti e della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna nel territorio savignanese sono stati riportati alla luce reperti e documenti di notevole importanza: dalle tracce di un villaggio neolitico a Doccia alle asce in bronzo del podere Mombrina, dalla necropoli villanoviana di S. Anastasio, fino alla presenza di fondamenta di ville del periodo romano e ad una necropoli del tardo impero romano con tombe longobarde. In epoca tardo romana, dal nucleo di una villa, fortificata dai Longobardi e conquistata ed ampliata dai Franchi, ebbe origine la corte di Savignano che da un diploma dell’anno 1025 si apprende che fu donata, dopo la sconfitta dei Longobardi, alla Chiesa di Modena da Pipino, figlio di Carlo Magno, che fu re d’Italia dal 781 all’ 810. Dell’antica corte si Savignano si ha una testimonianza anche in un placito dell’anno 855 dell’imperatore Ludovico II. Il Castello di Savignano è ricordato per la prima volta in una pergamena del 1026.