Nel 1319 i Frati carmelitani arrivarono a Modena e qui fondarono chiesa e convento: si trattava del quarto convento di ordini mendicanti in città, dopo quello dei Francescani (1220), dei Domenicani (1218 o 1243), degli Agostiniani (1245). I Carmelitani si insediarono presso la cosiddetta Porta Saliceto sulla via Emilia, accesso orientale alla cerchia muraria cittadina. Il terreno faceva parte della Parrocchia di San Giovanni evangelista, detta poi San Giovanni vecchio, la quale a sua volta dipendeva dall’abbazia benedettina di San Pietro della città.
Fin da subito l’istituzione cominciò ad attirare donazioni e a ospitare sepolture di notabili cittadini: tra queste, ricordiamo quella del medico Jacopino Cagnoli, che nel 1345 nel proprio testamento, lasciò ai frati una somma per essere sepolto in un sepolcro esterno alla chiesa (l’arca, che rimase fino al 1508 sul fianco destro della chiesa, è ora al Museo Lapidario di Modena).
Nel 1649 iniziarono i lavori che diedero alla chiesa il suo aspetto attuale, diretti dall’architetto Cristoforo Malagola, detto il Galaverna, e con il coinvolgimento dell’architetto ducale Gaspare Vigarani. Dovettero essere conclusi entro il 1658, dato che una lapide dice che la chiesa fu restaurata sotto il duca Francesco I, morto in quell’anno. Tra i vari interventi, la ricostruzione dell’abside, la realizzazione della cupola sopra il presbiterio, l’inserimento di cornicioni e capitelli in scagliola con decori corinzi, la trasformazione delle colonne della navata in pilastri scanalati.
Tra il 1651 e il 1652 Mattia Preti, contattato con l’aiuto del duca Francesco I, dipinge ad affresco il catino absidale con un concerto di angeli musicanti, la calotta sopra il presbiterio con il Paradiso e la Madonna Assunta, e i pennacchi della stessa con i quattro Evangelisti.
La chiesa, chiusa in seguito al sisma del 2012 e tuttora in fase di consolidamento, è un prezioso esempio di architettura barocca a Modena.
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